lunedì 26 novembre 2012

Le ragioni di uno sciopero. Da leggere.

Solitamente parlavo prima dello sciopero delle motivazioni o delle problematiche sollevate nella protesta, stavolta ho voluto fare un'eccezione, ovvero aspettare ciò che avrebbero detto i media. E come al solito
non hanno detto nulla di preciso, anzi hanno ridotto la questione a poco più di una rivendicazione salariale. Consiglio la lettura fino alla fine, non fermatevi a metà, per favore.

Lo sciopero a cui mi riferisco è quello della scuola, effettuato nella giornata di sabato 24 novembre, inizialmente era unitario, ovvero tutte le sigle sindacali erano sotto la stessa bandiera, erano anni che non era così, poi all'ultimo minuto (48 ore prima nella realtà) tutte le sigle ad eccezione della FLC - Cgil ed i Cobas hanno "sospeso" lo sciopero adducendo che i loro obiettivi erano stati raggiunti, tolte le 24 ore ai docenti e discussione sugli scatti d'anzianità. Dimenticandosi però che questi soldi che ipoteticamente non avrebbero sottratto ai dipendenti pubblici, sarebbero stati compensati da un'altra parte, forse ancora più importate, quella del Miglioramento Offerta Formativa (MOF) ed il Fondo d'istituto. I soldi di questi capitoli appena nominati, generalmente sono contrattati a livello di singola scuola e vengono distribuiti a docenti CHE REALMENTE REALIZZANO progetti all'interno dell'istituzione scolastica, ovvero corsi pomeridiani, recuperi, eccellenze o progetti speciali di approfondimento, insomma tutta una serie di attività che la scuola si propone di fare nell'anno scolastico ed in questo caso... il docente che ha voglia di fare ne ha la possibilità. Già da qui, un sindacato serio, non avrebbe barattato, ma volendo... forzando... potrebbe starci, ma il pericolo vero e serio invece è il Decreto Legge denominato "Aprea" che se entrasse in vigore ridurrebbe la scuola pubblica ad una farsa di "scuola pubblica". Entriamo nel dettaglio, sono state fatte diverse versioni, è da anni che gira, la prima stesura  risalente al 2008, ed in quella addirittura si parlava di trasformare la scuola in una Fondazione e di dotarla di un CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE IN CUI DI DIRITTO SAREBBERO ENTRATI, ENTI LOCALI (OVVERO LA POLITICA LOCALE E QUINDI LE BEGHE CHE TUTTI SAPPIAMO), I RAPPRESENTANTI DELLE AZIENDE LOCALI ed ESPERTI ESTERNI (!!!) che certamente faranno tutto gratuitamente....Attualmente siamo arrivati a non più al Consiglio di Amministrazione ma al Consiglio di Autonomia, ma con gli stessi componenti, cambio di facciata ma la sostanza ovviamente rimane. In questa composizione di consiglio la parte attiva della scuola, docenti, studenti e personale non docente, rischia di perdere la propria autonomia, specie se per la propria sopravvivenza economica debba dipendere da enti privati. Esempio, ad una scuola terremotata una nota azienda ha fatto una cospicua donazione ma ha deciso lei nel dove sarebbero dovuti andare quei soldi e non la scuola, poi con il detto "A caval donato non si guarda in bocca...", ma il rischio c'è. Altro punto, non piccolo, è la stessa autonomia didattica che attualmente ha il docente, nel decreto è in discussione la "libertà di insegnamento" con la dicitura "professionalità della funzione del docente". Sembra poca cosa, ma la parola "libertà" scompare, oggi, un insegnante, nei limiti ovviamente, può applicare i criteri più a lui congeniali per educare, mancando quella famosa parola, il dirigente potrebbe richiamarlo ad eseguire "dottrine" più a lui care, vi ricordate il famoso film "L'Attimo Fuggente" con Robin Williams? (Consiglio di cliccare sul link per leggerne la trama). Altro punto su cui discutere è lo statuto che ogni scuola si dovrebbe dare e nel quale organizzare la propria attività, magari anche in senso opposto a quella che è di fianco, creando non pochi problemi di "compatibilità" nei trasferimenti o nella gestione delle informazioni. Questi sono alcuni punti che nel Decreto appena approvato al Senato possono essere considerati "problematici" perchè, a mio giudizio, minano alla base il concetto di scuola pubblica, quella che ha comunque reso l'Italia del dopoguerra una nazione prevalentemente agricola in una nazione altamente industrializzata e questo in pochi, relativi, anni. Il problema vero è l'investimento delle risorse, è inutile cambiare sempre allenatore se nella squadra vi sono solo dei brocchi, è necessario investire per acquistare dei fuoriclasse. Poi... sono solo opinioni, ma nel frattempo, alle elementari non vi è più il tempo pieno, tranne qualche eccezione, e se anche vi è lo si deve pagare e contemporaneamente mentre prima vi erano 3 insegnanti, tra cui uno laureato in lingue, ora ve ne solamente uno che manco sà le lingue e che deve gestire classi con 30 alunni o più..., quando gli va bene.

Decreto Aprea

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